Premio Nobel per la letteratura 2024
Adelphi, Milano, 2024 (prima edizione 2016)
L’ho letto perché l’autrice ha vinto il Nobel per la letteratura, l’ho letto perché sono vegetariana dal 1983, l’ho letto perché non conoscevo questa scrittrice. Queste le tre motivazioni che mi hanno portato a comperare questo libro.
…E poi ho iniziato a immergermi dentro questo incubo. Tutto parte da un sogno che la protagonista fa, un sogno raccapricciante, terribile che dà poi il “la” a un comportamento devastante per la vita stessa. È un incalzare di atteggiamenti provocatori nei confronti di un marito “inutile” agli occhi della giovane sposa.
L’idea caparbia di raggiungere il proprio obiettivo andando contro ogni legge morale e convenzionale, è questo che accompagna la protagonista dentro una storia fatta di determinazione e, purtroppo, lucida follia.
Una sorella amata e odiata, un cognato artista che non ha capito bene dove si trova e perché, quale il suo ruolo nella vita della sua famiglia, ma attratto morbosamente dalla cognata.
C’è tutto questo all’interno di questo romanzo, e molto altro che porta a riflettere riga dopo riga.
Se da un lato mi sono trovata in sintonia con l’idea di rispettare gli animali e ogni forma vivente, di immedesimarmi con la natura e cercare di vivere sempre più in relazione con essa, dall’altra parte ho vissuto quasi con angoscia lo svolgimento della trama. Diviso in tre atti, questo romanzo porta dentro alcuni temi forti che possono riguardare ognuno di noi: il rispetto di ogni essere vivente, la relazione con il proprio partner, il sesso, la salute mentale.
A fare da sfondo una società perbenista e tradizionale dove la libertà personale è negata vuoi per convenzione sociale vuoi per educazione.
Uno spaccato di vita che trascina dentro un vortice, una scrittura a dir poco perfetta, un mare di emozioni contrastanti e la fatica di accettare la vita anche quando è proiettata verso la sua dissoluzione.