Un titolo che è una citazione, l’ho rubata a Luigi Pagliarani, sto rileggendo i suoi testi, la sottolineatura che non esiste solo la guerra e la pace ma c’è pure il conflitto, necessario, importante. Nel rileggere quelle pagine vecchie ormai di trenta e quarant’anni mi sono imbattuta anche in alcune riflessioni su Israele. Mai come ora queste riflessioni sarebbero necessarie, ma…
(1) Luigi Pagliarani, Violenza e bellezza, Guerini e associati, 1993, pag.45
Osservo il mio nipotino che dorme placidamente. Il colorito roseo, le guance paffute, le braccine rivolte verso l’alto. Il sonno distende completamente i tratti del volto, di tanto in tanto la bocca si atteggia a un piccolo sorriso. Sto a guardarlo incantata e le lacrime continuano a scorrere lungo le guance. Ho appena finito di leggere un articolo di Tahar Ben Jelloun ². Una schietta analisi di quello che accade a Gaza, la condizione dei bambini: chi mutilato, chi ammalato gravemente senza possibilità di avere i farmaci per curarsi, chi smarrito perché i genitori non ci sono più, chi ferito a morte non solo nel corpo. È angosciante perché ti porta dentro una realtà a dir poco assurda. È lo schiaffo diritto in faccia a tutti noi che senza troppi scrupoli continuiamo a fare la vita di sempre, le nostre vacanze, i nostri acquisti, le lamentele per le cose più o meno futili.
Colgo l’occasione del pezzo di Ben Jelloun, una voce autorevole che cerca di sfondare la durezza di cuori e menti. Ma tutto rimane come prima, non possiamo fare nulla, non riusciamo a incidere in alcun modo. È la guerra, sottostiamo a questa assurda frase. Personalmente mi sento molto frustrata, impossibilitata a fare qualsiasi cosa. Posso denunciare, scrivere, supportare i medici che a Gaza stanno lavorando senza mezzi e senza ricevere gli aiuti che vengono spediti. E poi? A cosa vale tutto questo? Stare con il mio nipotino è avere davanti agli occhi giorno dopo giorno quello che tante madri e nonne non possono avere. Mi sento fortunata e mi chiedo perché io sono nata in questa parte del mondo, che senso può avere, posso in qualche modo fare qualcosa?
Leggere le parole strazianti dei racconti di guerra, quello che hanno fatto e fanno ai bambini. Vedere barconi che vomitano esseri umani e i primi a perire sono le creature più fragili.
Bambini nel mondo, bambini del mondo. Sono tutti nostri figli, ma come possiamo fare per far finire questi massacri?
Esistono guerre che possono giustificare tanta crudeltà?
Esistono ancora esseri umani? Tutti colpevoli, sia quelli che fingono che tutto quello che sta succedendo non esista, sia quelli che ritengono una cosa buona e giusta attaccare con le armi.
Ci sarà mai una via di uscita? Chiudo con un’altra citazione di Pagliarani “La pace, quella pace permetterebbe di cambiare il mondo, è un salto di qualità, una trasmutazione di tutti i valori. Questa pace non c’è, è ancora tutta da inventare” ³.
La domanda è, purtroppo, c’è qualcuno che la vuole, questa pace?
(2) L’insostenibile peso dei bambini uccisi nella Striscia, Tahar Ben Jelloun, LA Repubblica, 2 agosto 2024, pagina 11)
(3) Luigi Pagliarani, Violenza e bellezza, Guerini e associati, 1993, pag.68