Ci possiamo godere finalmente un po’ di vacanza, chi tra i monti, chi a visitare città d’arte e chi ad arrostire sulla spiaggia. Ad ognuno il suo meritato periodo di riposo. Abbiamo agognato il momento, c’è chi è riuscito a staccare da subito chi lo farà ad agosto, prima o poi quasi tutti ce la facciamo.
A preparare il corpo si è iniziato in anticipo, già a primavera un incessante battage pubblicitario ha suggerito diete, creme, fitness e altro per ottenere il fisico adatto.
Tutta la pubblicità proposta dai vari media non dovrebbe interessare più che tanto il mondo adulto, si suppone – si dovrebbe supporre – che un adulto abbia fatto i conti con il proprio corpo e dunque si possa sentire a suo agio dentro il proprio involucro.
Il percorso di accettazione di sé è tipico dell’adolescenza, è durante l’adolescenza che un ragazzo o una ragazza continua a mettersi in dubbio fino al momento in cui si toglie dall’ideale dei modelli spesso troppo lontani dalla realtà e giunge a un’identificazione con sé stesso o sé stessa.
Noi adulti continuiamo a dare la colpa alla rete e al mondo dei social che continua a proporre qualcosa che non ha molto a che vedere con il mondo reale.
Gli influencer dal corpo scolpito hanno molta presa tra i ragazzi, spesso abbiamo sottolineato quanto sarebbe importante parlare con i più giovani per far presente che le foto postate sono nella stragrande maggioranza ritoccate, rese bellissime per un mondo di celluloide.
La vita vera è altro.
Se da un lato gli adolescenti sono andati parecchio in crisi proprio perché inseguono falsi corpi e false bellezze – il mito del corpo perfetto che di per sé non esiste – dall’altro lato si trovano davanti un mondo adulto che non ha saputo fare il salto di qualità dell’accettazione di sé.
La fragilità adulta passa per larga parte dall’insoddisfazione per come si è.
Il tema del corpo perfetto non ha a che vedere solo con i ragazzi e le ragazze e questo mette a rischio le generazioni future.
Se mamma e papà continuano a prendere come modello l’influencer di turno espone il figlio o figlia ancora piccolo a un’idea del corpo distorta. Come si fa a chiedere a un bambino di accettarsi per quello che è, accettare la diversità dell’altro se per primi i genitori rincorrono chimere da carta patinata?
È un tema serio che viene spesso sottovalutato.
Capita di parlare con mamme che si lamentano per le restrizioni alimentari della figlia e poi scopro che sono loro per prime a voler saltare il pranzo per buttar giù la ciccia.
Il tema del corpo è stato lasciato indietro, si parla di corpo solo per ammirare l’impossibile taglia 38 delle modelle o i muscoli lucidati dei palestrati e depilati da palestra.
Già agli inizi degli anni 2000 è nato il movimento bodypositivism, ma è di nicchia, poco conosciuto e soprattutto poco tenuto conto dai frequentatori dei social. La rete non propone solo distorsioni, a saperci navigare, si possono trovare anche interessanti spunti di riflessione, sapendo dove andare e cosa cercare.
Corpo da spiaggia si, tutti quanti, chi con la ciccia e chi con le gambe storte, chi secco come un manico di scopa e chi basso e storto. Si deve riaprire il capitolo corpo non per lamentarsi di ciò che si è ma per insegnare ai bambini e alle bambine che ognuno è fatto a modo suo, è speciale perché unico. Perché voler essere a tutti i costi come qualcun altro? Riusciremo mai a lavorare di più sul “dentro” anziché sul “fuori”?