Stanno uscendo studi in tutto il mondo dove viene evidenziato il danno provocato a bambini e ragazzi dal prolungato isolamento durante il lockdown pandemico. Da un lato verrebbe da dire : “bella scoperta, noi lo dicevamo da subito”. Ricordo la battaglia messa in atto da alcuni genitori e un pugno di pedagogisti e pediatri, troppo pochi per essere incisivi, troppo pochi per essere ascoltati. Si chiedeva di far uscire i più piccoli, di consentire la sgambata ai bambini oltre che ai cani (nulla in contrario a portare fuori Bobi, ma i bambini???). Chi conosce le dinamiche di crescita infantili ha avuto presente fin da subito l’enorme ripercussione che avrebbe generato un arresto repentino di tutte le attività. E’ inutile piangere sul latte versato ma è lecito vivere quel senso di frustrazione per non essere stati ascoltati quando era il momento di farlo. Adesso tutti pronti a leccarsi le ferite, a puntare il dito sulle mancanze subite da bambi e ragazzi. L’ Ospedale Bambin Gesù di Roma sta facendo gran diffusione dei dati emersi dalle varie ricerche. Si sono accorti che è aumentata la depressione giovanile, la sedentarietà, l’abuso del tempo schermo, il ritiro sociale. Le attività in presenza, pur essendo ripartite, vedono un deciso cale di partecipazione. Bambini e ragazzi stanno meglio chiusi in casa. Non è normale, questo è ovvio, ma è un dato di fatto. La risposta a questo allarme annunciato è la richiesta di aumentare i posti letto nei reparti di psichiatria infantile. E’ allarme malattie psichiatriche, dicono i neuropsichiatri e gli psicologi. Servono rinforzi. Davvero amaro registrare questo stato di cose, sarà molto lunga la strada per giungere a un nuovo equilibrio. Credo che tutto il mondo adulto debba mettersi nell’ottica di attivare azioni concrete a sostegno dei più giovani. Serve consapevolezza e desiderio di lavorare per ricreare condizioni possibili che possano riportare equilibrio dopo uno tsunami epocale. Serve rimettere in pista le nuove generazioni, affidare compiti per loro sostenibili; serve ridare fiducia, liberarli e promuovere il più possibile attività di movimento. Serve farli uscire da un isolamento forzato e far si che possano trovare spazi di azione. Io vedo bene anche le proteste di piazza, devono trovare il loro posto nella società, far sentire la loro voce. La cosa peggiore è vedere un bambino, un ragazzo rassegnati.