Caro Gesù Bambino,
sono rimasta una nostalgica, per me questa notte arriverai tu. Non credo a Babbo Natale, lo so, sono una delle poche a non farsi incantare da quel ciccione vestito di rosso che non sa far altro che dire oh oh oh.
Non credo alle sue renne che volano né a tutti gli elfi magici che vengono sfruttati per confezionare regali di plastica. Io ancora scrivo a te, piccolo bambino e lo sai perché?
Perché credo nell’infanzia, nella potenzialità che ogni piccolo nascituro porta con sé. Credo nella meraviglia di una nascita e nel portentoso messaggio che ogni creatura dovrebbe portare al mondo.
Scrivo a te, piccolo Gesù Bambino per aiutare tutti gli adulti a guardare e ascoltare. Aiutare noi adulti a farci carico veramente dei bisogni dei più piccoli e non dei nostri desideri proiettati su di loro.
Non so che significato venga dato al Natale, fuori dalle retoriche fatte di bigliettini e scambi di regali, ma se posso ancora dare un senso a questo giorno, voglio collocarlo proprio dentro una mangiatoia con un piccolo neonato inerme che viene affidato a cure amorevoli.
Un neonato che ha la potenzialità di cambiare il mondo o di lasciare tutto come sta.
Ogni nostro bambino possiede questa potenzialità, l’ambiente che lo alleva, gli adulti che lo aiutano a crescere, l’onestà intellettuale di chi lo accompagnerà a vivere farà la differenza.
Allora, siccome si usa scambiarsi gli auguri, io auguro a tutti gli adulti di mettere un po’ in secondo piano la parola IO e di guardare con occhi nuovi ogni bambino e ogni bambina, chiedersi di cosa possono avere bisogno nel quotidiano in virtù del loro presente e futuro.
Non è chiaro quali possono essere?
Diventare sé stessi invece che una proiezione e prolungamento di noi,
diventare sè stessi dentro un mondo che si fida di loro, delle loro potenzialità, della loro capacità di diventare grandi e belle persone.
Ma senza di noi non ce la possono fare, perché fino a che sono piccoli, abbiano noi la responsabilità di questa trasformazione meravigliosa.

Buon Natale