È l’ultimo giorno del 2023, tutto il mondo cerca di fare un bilancio dell’anno trascorso. Si guarda al proprio stato di salute, al proprio lavoro, alle relazioni amorose, ai conflitti interni, al rendimento economico e alle fatiche per sbarcare il lunario.
Aprire un quotidiano, una rivista, un rotocalco cartaceo oppure online in questo periodo è a dir poco ridondante. Ognuno nel suo settore cerca di fare bilanci. Le paginone centrali delle maggiori testate ci rimbalzano le tragedie, la sofferenza, le insensatezze. C’è poco da stare sereni, il mondo sta affondando e non è una metafora, se guardiamo al cambiamento climatico sembra proprio un affondare per il rialzamento dei mari, per le alluvioni che non hanno risparmiato nessuno durante il fatidico 2023.
Mi metto nei panni di un adolescente, si guarda indietro in questo faticoso anno, legge i resoconti e si chiede: cosa posso fare domani? Come posso ancora credere che noi nuova generazione riusciremo a stare a galla? Non voglio aggiungere analisi a tutte quelle che si trovano in maniera bulimica ovunque, mi limito a sostare un attimo proprio dentro quel mondo educativo di cui faccio parte, dentro la preoccupazione delle famiglie, dentro una scuola sempre più sguarnita.
E’ stato un anno molto difficile, i genitori sono lasciati soli, i figli non riescono a trovare significative le figure di riferimento, gli insegnanti si sentono addirittura impauriti dagli alunni e tutto rischia il tracollo. Mi chiedo perché non possiamo tentare, almeno un poco, di ribaltare la situazione a partire da ognuno di noi.
Provare, dopo aver considerato tutto il male che abbiamo visto e ascoltato e vissuto, a fare un piccolo buon proposito a iniziare da domani.
Domani sarà il primo giorno di un nuovo anno, un 2024 che parte già con il piede sbagliato su molti fronti ma noi possiamo decidere che, nel nostro piccolo, con uno sforzo fatto di costanza e determinazione, possiamo aiutare e aiutarci a credere nella costruzione al posto della distruzione.
Da domani iniziamo con il dare il buongiorno con un sorriso a tutti, in casa, fuori casa, portiamo un raggio di sole che nasce da dentro di noi anche nelle giornate più uggiose.
Da domani iniziamo ad ascoltare scegliendo chi vale la pena di ascoltare veramente e fermandoci a farlo. Il figlio, il genitore, l’amica o l’amico, la vicina di casa.
Selezioniamo le informazioni che sono importanti per noi e per la nostra vita e lasciamo fuori tutto quello che va a esasperare, esacerbare, intristire la nostra giornata.
Da domani, iniziamo a decidere veramente che cosa vogliamo condividere della nostra vita e con chi. Iniziamo ad abbandonare quelle abitudini sciocche e inutili che espongono il nostro privato a un pubblico annoiato e assente.
Da domani, cerchiamo di dosare le parole e riflettiamo prima di pronunciarle. Ogni parola, rivolta a ognuno o scritta su di una chat o su di una piattaforma social.
Ci dicono che l’analfabetismo di ritorno è la piaga dei nostri giorni, impegniamoci invece a far vedere che possiamo scegliere, decidere, ponderare, comunicare con competenza.
Staremo meglio noi, faremo stare meglio i nostri figli e compagni, faremo la nostra parte per la costruzione di un nuovo modo di essere che non si rassegna a far parte del mucchio ma si vuole distinguere per intelligenza.
È dunque questo l’augurio per il prossimo anno: siamo noi stessi e facciamo emergere l’intelligenza che ognuno di noi possiede, utilizziamola con consapevolezza.