La settimana scorsa mi sono lasciata andare a riflettere sui maestri e su quanto possano essere riconosciuti anche nella nostra quotidianità. Come dicevo, io ne ho intercettati molti, persone che con i loro scritti o la loro vita hanno contribuito a formare la persona che sono oggi. Un giorno forse mi prenderò il tempo per scrivere di ognuno di loro, oggi ne cito uno, Ernesto Borgna.
È uno psichiatra della bella età di 92 anni, non l’ho mai incontrato personalmente ma i suoi libri sono stati un vero balsamo per il cuore e per la mia la professione. Psichiatra e ricercatore, sostenitore della psicopatologia fenomenologica e dell’antropoanalisi, Borgna è stato uno dei maggiori esponenti italiani della psichiatria fenomenologica e della psicologia esistenziale; ha sempre vissuto il suo ruolo a partire dal significato dell’incontro con l’altro. I suoi ultimi libri hanno aiutato ad esplorare le emozioni mettendole in relazione con la cura. Incontrare l’altro – qualunque altro, non necessariamente una persona sofferente – presuppone un paio di cose fondamentali:
- La capacità di ascolto “vero”
- La capacità di decentramento empatico
- La capacità di accogliere la persona e non il suo sintomo o il problema che porta
- La capacità di astenersi dal giudizio.
Oltre a tutto questo (qualcuno la può chiamare deontologia o etica professionale) Borgna accompagna il lettore a cogliere l’importanza di alcune emozioni: la fragilità, la nostalgia, la speranza e la disperazione, la solitudine, la dolcezza e la tenerezza.
Se tutte le persone che si occupano di cura riuscissero a tener presente le riflessioni di Borgna avremmo senza dubbio dei professionisti migliori, accoglienti, disponibili, “veri”.
Sono riflessioni di un “vero maestro” che non strepita, non va in televisione ma giorno dopo giorno con coerenza porta avanti la sua idea di cura: ascolto, utilizzo della parola gentile.
La parola gentile “cura” più di molti farmaci.
Il suo ultimo libro si intitola appunto “Tenerezza” (1) e ci regala una serie di suggestioni corredate da pagine di poesia e letteratura a cui l’autore si riferisce per confermare la grandezza e la pregnanza di questa emozione. Si trovano liriche di Rainer Maria Rilke, Agostino, solo per citare quelli a me più cari.
È un testo che a mio vedere potrebbe fare bene a tutti non solo agli addetti ai lavori ma in maniera particolare a loro, a medici e infermieri, OS e psicologi, counselor e genitori. Eh si, i genitori prima di tutto hanno il compito di curare e di avere cura. Dei propri figli e spesso anche dei propri genitori.1] Eugenio Borgna, Tenerezza, Einaudi, Torino, 2022