I “grandi vecchi” stanno pian piano lasciando questo mondo. È l’ineluttabile destino di tutti noi. Pochi mesi fa se ne è andato Eugenio Scalfari, grande giornalista e raffinato opinionista. Sono state riconosciute le sue capacità di dialogo nella fermezza, un maestro che se ne va. Nulla da obiettare ma si è detto molto - e non solo in questa occasione – che ormai siamo praticamente orfani delle grandi menti.
Mancano i maestri e allora vengono meno le “guide” all’interno della società e del mondo in genere.
Sono la prima ad avere attinto alle saggezze dei cosiddetti “grandi contemporanei”, penso alle mie letture giovanili: Calvino, Pavese, Silone, Sciascia, Deledda, Cassola, per poi passare al folle innamoramento per tutti gli scrittori di area russa e mitteleuropea: Tolstoj, Dostoevskij, Gogol, Bulgakov; Mann, Musil, Kafka, von Hofmannsthal, Zweig, Magris, solo per citarne alcuni.
Crescendo e appassionandomi a temi più legati alla mia professione ho preso a piene mani da Fornari, Jung, Dolci, Montessori, Spitz, Piaget, Bettelheim, Vygotskij, Winnicott, anche qui per citare solo alcuni autori.
Tutti autori noti, riconosciuti a livello planetario, direbbe Balducci. Fin qua tutto semplice e facile anche dire che siamo orfani. Però…
Un però a mio avviso ci sta. Più che la mancanza di maestri, mi pare di ravvisare una mancanza di cercarli, di leggere e approfondire, di riconoscere lavori e pensieri di persone che non necessariamente vengono esibite alla televisione o sgomitano per comparire a destra e a manca.
Altro tema che mi sembra interessante è la mancanza di approfondimento. Ci si accontenta della risposta immediata che un qualsiasi motore di ricerca sforna lì per lì.
Recuperando il significato che sto dando ai miei articoli, cioè aiutare con una riflessione sull’educazione genitori e insegnanti, varrebbe la pena ricordare che approfondire, cercare, leggere per poi arrivare a una sintesi e opinione personale è davvero fondamentale.
Il maestro non è quello che ti dice cosa fare, bensì quello che ti porta un suo pensiero, idea, metodo e poi il singolo individuo prende quello che serve per crescere ed evolvere.
Personalmente di maestri ne vedo e incontro, credo sia sufficiente indossare gli occhiali giusti, quelli che aiutano a togliere il giudizio e il pregiudizio, attivare umiltà ed aprirsi al riconoscere di essere ignoranti (ignorare ovvero non conoscere).
La nostra è l’epoca degli strilloni, di quelli che apparentemente sanno tutto e si permettono di commentare ogni cosa, di scrivere o parlare di ogni argomento. È nato anche il neologismo “tuttologo”, una contraddizione in termini, nessuno può conoscere “tutto”.
Ecco, ammettere che si conosce una piccola parte e si è aperti alla ricerca e all’esplorazione, questo potrebbe essere un buon punto di partenza per scoprire molti maestri e maestre.
“Nessuno nasce imparato” diceva Totò, riusciamo a dargli ragione?