Articolo del 2 gennaio 2018

Annualità PranaYama

IL VENTO FA IL SUO GIRO[1]


“Ciò che è qui è ovunque, ciò che non è qui non è da nessuna parte”.Vishvasâra Tantra

Iniziare una nuova annualità è prima di tutto, per me, confrontarmi con quanto appreso durante le annualità precedenti. Lavorare sul respiro dopo aver già frequentato e sperimentato le proposte di Pranavidyā è più che mai stimolante.
Il primo approccio a questa annualità è per me caratterizzato da curiosità, desiderio di scoprire ulteriori campi di sperimentazione, approfondire strade già battute.
Ritornare sulla grandezza del respiro, sul suo significato cosmico, sulla bellezza che lo caratterizza perché alimento vitale per ogni essere vivente, è godere. Mi si attivano infiniti circuiti, i neuroni scintillano nel momento in cui la filosofia si affaccia e la mente può focalizzarsi su qualcosa di nuovo da imparare.
Questo è essere animata, almeno nella mia esperienza. Se Prana è vita ed è passione, la conoscenza a mio vedere è fortemente pranica o comunque fa si che la mia mente conduca questo fuoco sacro dentro le mie cellule.
Perché sono pienamente convinta che non si impara con una piccola porzione di cervello, si impara con ogni singola cellula. E nel mio caso le cellule sono particolarmente attive quando c’è del nuovo.
Ma non basta la mente, non basta il cervello che aiuta la mente ad attivarsi, ci vuole il corpo.
Quando studiavamo l’annualità di Kundalini Roberto mi metteva sempre sull’avviso: “Lavora sul primo chakra, tu sei troppo mentale, mentalizzi troppo”.
Ancor prima di conoscermi aveva colto uno dei miei tasti dolenti, credo di essere cresciuta moltissimo in questi cinque anni e mi accosto al sesto con buoni passi avanti anche per quel che riguarda la propriocezione e la percezione del corpo. Ho lavorato a lungo sul primo chakra, mi è servito molto farlo, ciononostante non posso rinnegare il godimento dato dal nuovo che avanza, dalla possibilità di imparare ancora e ancora. E’ tapas? E’ prana? L’una cosa comprende l’altra? Forse si.


LA SPIRALE CHE ALIMENTA

La bellissima prima lezione di Francoise ha stimolato moltissime curiosità pertanto già da subito ho iniziato a riprendere in mano la dispensa e soprattutto il tappetino per approfondire con la pratica quanto la mente ha colto godendoci.
Mi è interessato molto il lavoro sugli “scorn” a partire dalla mano con una spirale che poi in espiro risale su lungo tutto il braccio fino a stringere la muscolatura laterale. Il movimento risale su su e giunge alla spalla: a quel punto la scoperta. Per me. La testa se viene lasciata andare, non contenuta non costretta, non condizionata fa quell’elegante spostamento indietro, se ne va dove ha voglia di andare e il mento si apre un pochino lateralmente mentre tutta la lateralità è strizzata per favorire un profondo espiro.
Fin qui tutto a posto, Francoise ha guidato alla perfezione con una didattica precisa e puntuale. La scoperta è stata dopo, quando, lasciando che l’aria facesse il suo giro, (bello anche il film “Il vento fa il suo giro” ricorda questa sensazione di libertà e pienezza), vaju entra a riempire. A quel punto mi sono resa conto che senza volerlo ho creato un profondo vuoto, si è generato un profondo vuoto che ha atteso di essere riempito. Il riempimento non è stato una forzatura da compressore, come quando per risucchiare l’aria ciucci in maniera compulsiva; il riempimento è stato dolce, tenero, costante e delicato ma lunghissimo e rilassante. Ho avvertito un profondo rilassamento a partire da quella zona che meno sospettavo, la nuca, il collo, tutta la testa.
E poi via via torace, addome e tutto il corpo.
E’ interessante questo lavoro su di una porzione, in questo caso laterale superiore e poi verificare quanto il risultato si spalmi sulla totalità del corpo. Del resto, proprio come il vento, il nostro respiro fa si il suo giro ma dentro ogni singola cellula, ci alimenta e ci depura. Come ha ben sottolineato la cara maestra.


[1] ll vento fa il suo giro (E l’aura fai son vir in occitano, Le vent fait son tour in francese) è un film del 2005, diretto dal regista Giorgio Diritti.