Articolo del 6 febbraio 2022

Dagli spunti di Rodari 4

Il quarto spunto è quanto mai attuale, anzi attualissimo. Il maestro si confronta con l’educazione collettiva, sostiene a gran voce che non può bastare l’impronta che ognuno può dare all’interno delle mura domestiche ma è necessario un confronto sempre attivo e fattivo con gli altri. Ricordiamo che era l’epoca in cui si scopriva la cooperazione educativa, in Italia il Movimento di Cooperazione Educativa dava un largo spazio alle esperienze condivise, all’appartenenza a un territorio, all’apertura dei confini mentali, all’accoglienza del diverso in quanto portatore di novità e freschezza. Bambini e bambine venivano invitati a non fermarsi davanti all’apparenza, esplorare per conoscere, era questo un mantra ben noto ai lettori di Rodari. Leggiamo uno stralcio:


Quattro


“La porta di casa protegge,ma isola”


Ci sono cose che si risolvono in casa, ce ne sono altre, molte, moltissime, che bisogna risolvere, o almeno tentare di risolvere, lottare per risolvere, fuori casa. La porta di casa protegge, ma isola. Bisogna saper uscire. Bisogna lasciar entrare chi vuole. La gente ci guadagna, a conoscerla. Noi eravamo e siamo padri tanto diversi: c’è chi è religioso e chi è ateo, chi è ricco e chi è povero, chi è comunista e chi non è niente del tutto. I nostri figli ci hanno costretti a diventare amici, a conoscerci e a capirci. Spiegatemi un po’ come accade che finiamo per volere le stesse cose, essendo così diversi. Spiegatemi perché bambini cattolici e bambini protestanti, o non battezzati, si sentono oggi difesi gli uni dagli altri, garantiti ciascuno dal rispetto e dalla tolleranza degli altri. A questo risultato nessuno di noi genitori avrebbe potuto pervenire da solo, o senza la maestra: ma la maestra non ci sarebbe potuta arrivare senza di noi, senza ciascuno di noi. Trovo, se debbo dirlo più in generale, che dell’educazione familiare non ci si può accontentare: bisogna agire più in grande. Mi risulta che la cosa è possibile anche adesso: anche in una società frammentata come la nostra.

Cosa possiamo dire oggi? La porta di casa isola da tutto e tutti, ci consente di entrare nel mondo virtuale dove non giunge il Covid ma dove, se scientemente utilizzato, il virtuale può aprire effettivamente al mondo. Un mondo globalizzato dove l’altro siamo noi. Un mondo anche pericolosamente razzista dove proprio attraverso gli stessi dispositivi, protetti dalle mura di casa, si vanno ad attaccare i simili per la loro diversità: di vedute, di posizionamenti, di colore, di religione. Rodari parlava di epoca frammentata, noi cosa dovremmo dire oggi? Epoca frammentata che cerca di ricompattare un sacco di cose in nome di un passato che chi lo evoca non sa cosa dice. Mi riferisco ovviamente a tutti i movimenti di hate speech legati soprattutto all’intolleranza contro intere categorie. Ne fanno le spese politici, medici e infermieri, liberi cittadini che scelgono di vaccinarsi, persone che tifano per una squadra piuttosto che per un’altra, donne che amano donne e uomini che amano uomini, tanto per fare qualche esempio.

E’ questa la realtà frammentata di oggi, una realtà che spesso tende a essere appiattita, uniformata. Guai a noi, direbbe Rodari stesso, se ci lasciamo sopraffare dall’idea di mollare, di cedere, dobbiamo continuare a tenere alta l’idea che l’incontro con gli altri – esattamente come sosteneva lui – è la vera qualità del vivere, progettare e costruire. Per noi e per il futuro dei nostri figli.