Articolo del 2 gennaio 2022

Se pace fa rima con disarmo nucleare

Hanno scritto un appello un paio di giorni prima di Natale, sono 700 i firmatari del documento, tutti scienziati che chiedono al presidente degli Stati Uniti di essere più saggio degli altri. Non attaccare per primo, non utilizzare armi nucleari, ridurre il numero di testate nucleari sparse sul pianeta dentro le basi Nato.
I firmatari, tra cui anche il nostro Nobel per la fisica Parisi, chiedono espressamente che gli Stati Uniti si diano una regolata.
La notizia è stata diffusa dalle agenzie di stampa il 21 dicembre, risonanza pari a zero. Non fa audience!
Sono tornata con la memoria alle tante, tantissime manifestazioni contro il nucleare alla base di Aviano, il nostro don Pierluigi di Piazza con Albino Bizzotto, Andrea Bellavite ancora ogni anno va a manifestare ad Aviano.
Eravamo convinti che si potesse creare un sentire comune atto a distogliere i grandi da intenti nefasti. Eravamo davvero convinti che qualcuno ci ascoltasse.
Nel nostro piccolo la Marcia per la Pace di Romans d’Isonzo all’interno delle ACLI era un appuntamento annuale che si svolgeva la vigilia delle Palme. Chilometri a piedi per testimoniare la necessità di dire basta ad ogni guerra, ad ogni sopruso, alle mafie.
C’erano i grandi testimoni che venivano a parlare, ricordo Caponnetto, Melandri, Gigi Ciotti, solo per citarne alcuni.
Eravamo obiettori di coscienza, obiettori alle spese militari. Ricordo i pignoramenti che venivano fatti nelle nostre case per l’obiezione fiscale.
Eravamo obiettori fiscali prima ancora di avere una paga, perché studenti.
Ci credevamo. Ci mettevamo la faccia e il cuore, gli slogan infervorati ci portavano a denunciare ogni violenza e sopruso. Ricordo il sostegno convinto a Emergency, tutta l’azione contro le mine antiuomo in particolare i pappagalli verdi che hanno falcidiato migliaia di bambini. Coinvolgevamo le scuole, c’era un bellissimo circuito di insegnanti e scuole per la pace.
Poi nacquero i libri di Daniele Novara sull’educazione alla pace, veri e propri strumenti proposti nelle classi. Il Friuli in prima linea, un gemellaggio poi con Piacenza, con il non ancora nato CPP e con Vicenza, sempre pronti a manifestare davanti alle basi NATO.
Facevamo davvero tanto casino e non esistevano i social media. Si ciclostilava, si distribuivano volantini e si andava per le vie e le piazze con il megafono.
Ora a malapena ricordiamo quei giorni e forse solo con un po’ di nostalgia. Un notizia come questa degli scienziati che chiedono a Biden di fare bene la sua parte avrebbe fatto un gran baccano.
Ora la guerra è intelligente, si usano aerei pilotati da robot, si usano droni e si cerca di non uccidere direttamente civili.
Poi però i civili muoiono lo stesso, nonostante la guerra intelligente. I cosiddetti civili rimangono senza case, senza scuole, senza cibo ed emigrano, sono costretti a emigrare. E noi ci lamentiamo perché invadono il nostro territorio. Ma spesso non sappiamo che le armi intelligenti vengono prodotte nel nostro paese. O forse produciamo solo quelle poco intelligenti?
Il Covid ci ha portato lontano da tutte queste problematiche, stiamo dimenticando tutta la questione bellica perché sembra che il mondo intero sia impegnato a combattere solo la pandemia.
O ci fa comodo anche questo?