Articolo del 29 gennaio 2023

MANCANZA DI NATURA E IPERPROTEZIONE GENITORIALE

Il primo a parlare di deficit di natura è stato Richard Louv, un giornalista e scrittore americano che ha notato, una quindicina di anni fa, quanto alcune malattie tipiche dell’età senile fossero ormai usuali nell’infanzia. Parlava di obesità, diabete di tipo due, problemi coronarici. Lui sosteneva che i motivi per cui i bambini accusavano tali disturbi erano dovuti ad un deficit di natura. Sosteneva che non si vedevano più pargoletti giocare in strada, nei parchi, nei cortili. La televisione prima e i dispositivi elettronici poi avevano rubato tutto il tempo libero e la sedentarietà la faceva da padrone.

Le prime volte che ho studiato le teorie legate al deficit di natura facevo una sorta di retropensiero: problemi americani, storie lontane, forse Louv esagera. Nel suo libro “L’ultimo bambino nei boschi” descriveva un quadro piuttosto drammatico. Volevo pensare che fosse qualcosa che non poteva appartenere alle nostre belle realtà.

È trascorso un decennio abbondante e quelle teorie ce le siamo trovate in casa, a lottare assieme a pediatri e psicologi per convincere gli adulti educatori – genitori, insegnanti, allenatori – a fare corpo comune per aiutare bambini e ragazzi a vivere di più la natura.

Sembra una battaglia persa, anche da noi sono spariti i ragazzini nei cortili, nelle piazze, in giro per le strade.

È finito il tempo del gioco spontaneo, del gruppo spontaneo e questo ha determinato automaticamente l’allontanamento dalla natura.

Non ho assolutamente intenzione di essere polemica né nostalgica, non credo di avere l’età per farlo, sto registrando però, dall’osservatorio privilegiato della mia professione, un deciso cambio di abitudini delle famiglie e un eccesso di protezione nei confronti di bambini e bambine.

Elicopter Parents

Provocatoriamente utilizzo un termine coniato da colleghi anglosassoni: genitori elicottero. Chi sono? Sono quei genitori che stanno sempre addosso ai figli, li osservano, li seguono, vogliono sapere tutto di loro, li controllano vinti dall’ansia. L’ansia domina il genitore italiano, in modo particolare le madri ma anche i padri ne sanno qualcosa. Naturalmente sto tagliando con l’accetta la questione, mi baso su statistiche a livello nazionale e un po’ sull’osservazione diretta sul campo.

Bambini e bambine non possono stare fuori all’aria aperta, meglio che stiano al sicuro in casa davanti a uno smartphone.

È chiaro che sto andando giù pesante con una sintesi che non rende merito a chi invece – e ce ne sono – cerca di proporre ai propri figli cose alternative ai videoschermi. La maggioranza però, purtroppo, oltre a scandire ogni minuto del tempo dei figli li affida spesso e volentieri ai dispositivi elettronici ritenendo il mondo “fuori” più pericoloso di quello della rete.

Una delle cause di tante patologie è proprio la sedentarietà collegata all’abbandono delle attività motorie e sportive e all’aumento del tempo dedicato al videoschermo.

È bizzarro notare come i genitori elicottero non si facciano troppo il problema dell’abuso di smartphone e tablet, dovrebbero sapere che è mille volte più pericoloso una navigazione in rete che non una bella sbucciatura sulle gambe.