Ne hanno scritto tutti, lo hanno celebrato tutti, è stato un grande uomo, un grande sacerdote, un grande pedagogista. Tantissime parole e tante celebrazioni, più che meritate. La sua grandezza però, a mio avviso, sta proprio nella sua semplicità e nel suo essere un ribelle.
1] Franco Lorenzoni, Educare controvento, Sellerio, Palermo, 2023
I ribelli, come ricorda Franco Lorenzoni nel suo bellissimo libro Educare controvento1 hanno rotto le scatole ai conformisti e hanno insegnato a vivere ai semplici.
Ho avuto modo di conoscere alcuni allievi di don Milani, i fratelli Gesualdi ad esempio. Si sono laureati, hanno capito, assieme a tutti gli altri ragazzini di Barbiana, che il segreto stava proprio nello studio per non lasciarsi mettere i piedi in testa.
Don Milani ha saputo trasmettere l’amore per lo studio ma soprattutto ha utilizzato metodologie che hanno consentito a tutti di appassionarsi e di provare il desiderio di riscatto. La motivazione è il motore dell’imparare, ricordo personalmente con estrema sofferenza le ore trascorse a scuola a dover scrivere e studiare cose di cui non solo non mi importava nulla, ma che non mi sarebbero servite nella vita.
Io avrei fatto solo ed esclusivamente filosofia e lettere, niente altro, ma non si poteva. Soprattutto si doveva riferire ai prof quello che loro già sapevano, dovevamo essere interrogati a partire da quello che imparavamo dal libro, spessissimo scollegato dalla quotidianità. La scuola era una tomba, e lo è stata per davvero per me. Ho iniziato a studiare con passione solo dopo essere uscita da quelle aule asfittiche.
Don Milani collegava la vita all’imparare, era umile e imparava pure lui. Lorenzoni racconta nel suo libro come l’incontro tra don Milani e Mario Lodi avesse illuminato il primo, la scrittura collettiva nasceva proprio da quell’incontro. Il carteggio tra i due ha svelato quanto avessero condiviso i metodi della cooperazione educativa e quanto il riscatto dei deboli, degli ultimi, era un obiettivo assoluto per consentire a tutti di poter studiare. Il tema era sempre molto alto: imparare per non essere sottomessi.
Va da sé che la domanda che mi pongo, che molti di noi si pongono, è collegata alla scuola di oggi, alla bassissima motivazione di ragazzi e ragazze.
C’è un gatto che si morde la coda, da un lato docenti poco motivati, stanchi, poco pagati, dall’altro genitori che non tengono conto dell’importanza dello studio e in mezzo ragazze e ragazzi che nella maggior parte dei casi si trovano buttati dentro una didattica che nulla a che fare con quello che sono chiamati a vivere giorno dopo giorno.
Come mai nel pieno del mese di luglio mi metto a disquisire su temi così tosti, pedagogici?
Perché le famiglie sono alle prese con i compiti delle vacanze, compiti che come lacci si stringono attorno al collo dei figlioli, zero motivati nell’eseguirli.
Ci sono alcuni insegnanti che non li hanno dati (pochissimi), altri insegnanti che hanno dato compiti belli, tipo “scegliete alcuni libri e appassionatevi alla loro lettura”, oppure, “fate esperimenti e poi raccontateli a scuola”. La maggioranza ha fatto comprare l’ennesimo libro o ha riempito i diari di esercizi e ripassi.
Don Milani, cosa avresti fatto tu? Fino a che la scuola non farà parte della vita vera non ne caveremo un ragno dal buco.