Articolo del 20 marzo 2024

IL CIUCCIO NON È UN TAPPO

Sono stata un po’ latitante, mi scuso con i miei lettori, il fatto è che sono cambiate un po’ di cose nella mia vita e ho trascurato l’appuntamento settimanale con i miei lettori.
Qualcuno giustamente mi ha tirato le orecchie e allora riprendo anche se non riuscirò a garantire la scansione settimanale.
Volevo innanzitutto far presente che sul mio sito c’è una bella novità, la rubrica dedicata alle recensioni.
Perché, mi sono detta, non condividere con i miei lettori in maniera sistematica le mie letture?
Alcuni le troveranno noiose, altri poco interessanti o altri ancora, come spero vivamente, potranno trovare aiuto in alcune indicazioni di tipo pedagogico che possono emergere dalle pagine che scrivo.
Non mi soffermo solo su libri di pedagogia o di psicologia, mi piace spaziare per condividere le varie anime che mi caratterizzano, così trovate sia libri di settore che libri di puro godimento come altri di approfondimento sulla spiritualità, un tema che mi ha sempre accompagnato nella esplorazione dei vari mondi interiori delle culture e delle persone.
Se avrete voglia di dare una scorsa la mia webmaster, Ester ha caricato anche tutte le copertine così il tutto compare anche graficamente molto piacevole.
Ma veniamo al tema di oggi o meglio alla mia osservazione.
Asilo nido, uscita dei piccoli, i bambini del primo anno quelli che vanno dai 9 ai 16 mesi.
Una nonna prende il suo nipotino dalle braccia dell’educatrice, scambia un paio di parole su come è andata la giornata, quanto ha mangiato, cosa ha esplorato, si è un po’ arrabbiato con un suo compagnuccio. Il bambino è sorridente, sereno.
La nonna lo porta nella zona del cambio, lo siede sul fasciatoio e, prima di fargli indossare il giubbino apre una scatolina che ha in borsa ed estrae il ciuccio. Lo ficca in bocca al bambino e poi procede con la vestizione.
Sono rimasta davvero colpita da questo fatto.
Il bambino non piangeva, non protestava, non stava dicendo assolutamente nulla anzi, era sereno e tranquillo, osservava un bel pupazzo colorato che le educatrici avevano messo sopra uno stipetto.
Sono intervenuta più di una volta riguardo al ciuccio per rispondere alle mamme dubbiose sul suo utilizzo. Ho sempre ribadito che non ha senso una posizione talebana dove è assolutamente vietato darlo ai bambini e ho sempre ribadito che il ciuccio è una consolazione nei momenti di sconforto, un aiuto nell’addormentamento dei primi periodi e, riprendendo alcuni studi pediatrici, un aiuto nella prevenzione della SIDS. Uno studio comparso su AAP (American Academy of Pediatrics) riporta che l’utilizzo del ciuccio durante il sonno nel neonato al di sotto dei 12 mesi riduce del 61% il rischio di SIDS (morte in culla).
Detto questo, il ciuccio non è un tappo. Non va utilizzato senza una ragione, non va dato per far tacere il bambino e anzi, durante il giorno, a meno che non ci siano piccole crisi non va proprio fatto vedere. Il ciuccio impedisce la lallazione e la corretta formulazione delle parole, chi utilizza il ciuccio in maniera esagerata può avere un ritardo del linguaggio.
Non ho avuto il coraggio di affrontare quella nonna, c’è sempre dietro l’angolo la paura di sentirsi dire “fatti gli affari tuoi” ma mi piacerebbe davvero poter arrivare agli adulti con queste parole. Ciuccio ok, ma solo se necessario, come le medicine.