Articolo del 18 dicembre 2022

UN CORPO PERFETTO PER STUPIRE E VINCERE

Ho lasciato passare un po’ di tempo da quando sono uscite le notizie legate alla ginnastica e le dichiarazioni di alcune atlete vittime di vessazioni psicologiche.

Ho lasciato trascorrere un po’ di tempo perché mi si sono accese delle lampadine dentro la testa, ho rivisto genitori ai quali ho chiesto di monitorare la situazione delle attività pomeridiane delle loro figlie. Ho rivisto storie di giovani adolescenti prese letteralmente per i capelli in senso figurato, strappate cioè ad anoressie gravi grazie all’intervento di qualche insegnante che, assieme a me e ad altri operatori sono riuscite a far emergere il dolore e a decidere di curarlo.

Ho rivisto anche qualche mamma che si è offesa dicendo che sua figlia era una atleta nata e che i segnali che io ravvisavo non esistevano, erano senz’altro causati da altro, forse una delusione amorosa. E la ragazza è finita in clinica per lungo tempo.

Ho rivisto mamme coraggiose che hanno preso di petto la situazione e hanno affrontato sia gli allenatori che la cocciutaggine delle figlie, convinte di quello che stavano facendo, ovvero annullarsi, sparire perché non in grado di adeguarsi agli standard previsti.

Ho rivisto ragazzine piangere e attaccare il loro corpo ritenendolo schifoso, tagliarsi e infierire perché con la crescita quel corpo maledetto continuava a mostrare un seno, dei fianchi rotondi, cose inammissibili.

L’ho visto e vissuto all’interno della ginnastica ritmica, artistica, danza classica.

Il mondo performante di oggi, con canoni dettati dal mondo dei media; la logica della perfezione (adolescenti e bambine che vanno a ritoccare le loro foto per renderle perfette prima di postarle), questo mondo che chiede un’immagine a dir poco da rotocalco, cozza con la vita reale.

E’ un mondo falso che nulla ha a che vedere con la nostra vita, ma le bambine, le adolescenti non lo sanno. Lo frequentano grazie a tik tok, a instagram, ad altri social, alle nuove sirene - le influencer - che ti dicono come devi essere e se non sei così sei sbagliata.

La fragilità dei più giovani riflette la nostra fragilità. La fatica a riconoscersi nei modelli di plastica e virtuali è la nostra fatica a tener botta sulle aspettative che abbiamo nei confronti dei figli e figlie.

Non si può accettare tutto, non si può sottostare a criteri spesso inumani. Abbiamo parlato di ginnastica, di danza, di attività che dovrebbero far divertire. Possiamo parlare di mondo del calcio, del basket, di quanto se non sei il campione non vali nulla e dunque puoi anche andartene.

C’è del marcio, non c’è dubbio. Predomina anche nel mondo dello sport la logica del profitto e della competizione. E pensare che lo sport dovrebbe essere prima di tutto salute, movimento che ossigena la mente e fa bene al corpo.

Avere più oculatezza nella scelta delle società a cui si affidano i figli.

Attenzione allo sguardo di ritorno dell’allenatore, attenzione alla restituzione del figlio. Sto bene, mi diverto, mi piace ma posso anche saltare qualche allenamento se ho altro da fare. Queste le regole da tener presente.

Non performance a tutti i costi ma benessere e salute.

E non aspettative adulte nella speranza di avere tra le mura domestiche il prossimo Ronaldo o Carla Fracci, desiderio paterno o materno non realizzato da non proiettare sui propri pargoli.