Sono sopra una nuvoletta, tutto attorno un dolce venticello soffia tra i miei capelli e io sto parlando con qualcuno che non riesco a vedere. Ad un tratto un suono fortissimo di campana mi fa perdere l’equilibrio, sto cadendo dalla nuvola, aiutoooo. Poi mi sveglio e cerco di spegnere il rumore infernale che sta facendo l’orologio sul comodino. Eh sì, è proprio dura svegliarsi alle quattro di mattina. Mi sembra di essere ancora un po’ sospesa in aria, si stava così bene su quella nuvoletta morbida.
Fine seconda puntata
Mi trascino in bagno, faccio la pipì e butto tutta la testa sotto l’acqua gelata, è l’unico modo per aprire bene gli occhi. Mangio un panino con la marmellata e mi bevo una bella tazza di latte, devo essere in forma per recarmi fino al grande Clap dal Von. Penso di essere stata un po’ avventata nell’accettare subito le condizioni della fatina, e se lei non si presenta? Se ha voluto burlarsi di me? Ogni tanto si prendono gioco di noi umani, poi mi rassicuro dicendomi che quelle cose le fanno gli sbilf, le fatine in teoria sono un po’ meno burlone.
Esco di casa che fa ancora buio, una volpe attraversa la strada e mi guarda un po’ stupita, che ci fa un umano a quest’ora, perché non se ne sta a dormire? Immagino che abbia pensato così perché mentre se ne va si gira un paio di volte e a me sembra che scuota un poco il capino. Ma forse è solo una mia impressione. Ha una coda lunga e folta, due orecchiette aguzze e il passo felpato e veloce, uno splendore. Chissà se ha razziato qualche pollaio o se si è accontentata di qualche topolino distratto.
Attraverso il ponte sul Tuliment, il fiume scorre placido, tutto è tranquillo e percorro senza intoppi il sentiero dei Bambini. Avverto qualche presenza, senza dubbio gli gnomi sono già al lavoro, così come altri abitanti del sottobosco, alcuni avranno appena finito il turno di notte come gli uccelli rapaci che lentamente tornano ai loro nidi nelle cavità degli alberi.
Salgo di buona lena il sentiero del Truoi dal Von, lentamente inizia ad albeggiare, tra gli alberi semiaddormentati penetra qualche raggio di luce, non ancora di sole. Il bosco è profumatissimo, la guazza notturna ha esaltato l’odore delle felci e del muschio. Qua e là noto una piccola corsettina, qualche scoiattolo senza dubbio ma anche qualche altro esserino piccolo piccolo, i controllori del bosco senz’altro.
Arrivo sotto il grande masso con un po’ di fiatone. Mi guardo attorno ma della fatina nemmeno l’ombra. Mi siedo per riposare e mi incanto a osservare le gocce di rugiada che si fermano sugli steli d’erba e sugli aghi degli abeti. Sono piccoli diamanti che catturano le luci e i colori.
A mano a mano che la luce aumenta anche i colori si fanno vividi, i verdi si accendono e lentamente inizio a riconoscere il colore di fiori, da quello giallo intenso del Botton d’oro al fucsia deciso del Garofulut di mont. Mentre estasiata annuso proprio un garofanino ecco che un pizzicotto mi riporta alla realtà.
-Buongiorno signorina, vedo che la tua gentilezza è sempre al top.
-Buongiorno a te umana, mi fa piacere che sei arrivata puntuale. Allora da dove si comincia?
Mentre parla volteggia nell’aria, si vede che è piena di energia e sprizza scintille e lustrini da ogni poro.
-Che vestito elegante indossi oggi, posso sapere chi te l’ha confezionato?
-Nessuno.
- Come sarebbe a dire nessuno? Io quando vado a letto metto il pigiama e la mattina dopo indosso gli abiti, per te non è così?
Scuote ripetutamente il capo, fa una giravolta e si piazza sopra un ramo, è alla mia altezza adesso e mi guarda con quell’aria impertinente, arriccia il nasino e starnutisce. Mi hanno detto che quando una fata starnutisce ci potrebbero essere dei guai in vista. Mi guardo attorno, controllo se nei paraggi ci sono dei movimenti, al momento tutto tranquillo.
-Vedi, non sapete nulla, ma proprio nulla. Siete degli ignoranti fotonici. Avete bisogno di scoprire tutto e sai perché? Perché non sapete guardare, non ascoltate e non imparate.
-Mi permetto di ricordarti, fatina cara, che voi il più delle volte siete invisibili, sfuggite gli umani e scappate se sentite da lontano il nostro odore.
-Non hai tutti i torti, il problema però è un altro. Noi vi raccontiamo tutto, ma proprio tutto di noi, solo che lo facciamo in due modi: quando siete molto piccoli e durante i vostri sogni.
-Calma calma, fammi capire bene. Tu o le tue amiche fate mi avreste raccontato tutto quando io ero molto piccola? E perché mai adesso ricordo così poco?
-Il problema è piuttosto serio, i bambini parlano con noi, noi ci divertiamo e spieghiamo loro tante cose, sia della nostra vita che del nostro lavoro. Crescendo solo pochi bambini continuano a coltivare la fantasia e raramente ricordano tutto quello che abbiamo detto loro anni prima.
Sono un po’ imbarazzata, vorrei spiegare alla fatina che tutto quello che succede nei primi tre anni di vita viene naturalmente dimenticato con la crescita, ma non vorrei contraddirla, mi sembra suscettibile…
Lei continua, con una vocina un po’ più stridula:
-Vedi, tu per esempio alcune cose le ricordi. Ti ricordi che ci sono i folletti dell’acqua in Tolina, li hai visti, puoi vedere me e riconosci alcuni abitanti del bosco, questo significa che non hai perso del tutto la magia del passato. Poi c’è un’altra cosa, ed è per questo che ti ho fatto venire qui: tu conosci le piante e questo ti avvicina ancora un po’ di più a noi. Ci sei utile e vogliamo approfittare di te. La Sabi (www.ilricamificio.net) è già una nostra alleata.
Anche lei ha una marcia in più e non ha dimenticato del tutto quello che le abbiamo raccontato quando era bambina. Vuoi sapere come funziona il nostro abbigliamento? Va bene, te lo racconterò.
Sono tutto orecchi, mi interessa davvero sapere quale magia si nasconde dietro il vestito di una fatina. Sono abiti leggerissimi, a me sembrano petali di fiori, ma non può essere perché sono proprio appiccicati, si muovono dolcemente ma non si staccano, non si sollevano, sono magici insomma.
-Ogni sera anche io metto il pigiama, solo che è un pigiama speciale, è fatto di seta filata dai ragni della foresta. Alla luce della luna brilla e diventa argentea. Mi sfilo le alucce che vengono sempre riparate dalla squadra di ragni, sai talvolta mi impiglio nei rami o qualcuno me le strappa se cerca di catturarmi, così il ragnetto le risistema, le espone poi alla luce della luna e i raggi argentei le ricoprono di polverina magica. La mattina al mio risveglio, sempre prima del sorgere del sole, depongo il pigiamino vicino alla pozza magica così che si rinfreschi e si lavi. Dopo essermi fatta il bagno ci sono le mie ancelle che mi aspettano.
-Ancelle? E chi sono le tue ancelle?
-O bella, non sai nemmeno questo? Sono le api e le lucciole. Le api per la mattina e le lucciole per la sera.
Non fiato, ho fatto brutta figura, pazienza.
-Dicevo, le mie ancelle hanno già raccolto i petali della giornata e con una sola goccia di miele me li fissano addosso, il filo di seta magico del ragno fa il resto. Per questo ogni giorno mi vedi con un vestito diverso, perché le mie aiutanti scelgono i fiori più belli.
Rimango un po’ stupita, e cosa succede in inverno? Temo di fare una nuova brutta figura, ma la curiosità prevale.
-E in inverno? Le api dormono, le lucciole non ci sono e nemmeno i fiori.
-O santa stella alpina! Ma proprio tutto tutto ti devo raccontare? In inverno le api sono al calduccio dentro le arnie e io dormo dentro gli alberi cavi, mica sotto le foglie, sei proprio grulla. Le lucciole non ci sono e in effetti vengo aiutata da amici che non vanno in letargo. Per gli abitini è presto detto. Due batuffoli di pelo di coniglio, una manciata di pelo di volpe bianca, un paio di fili di lana di pecora. Sto bella calda.
In effetti mi sento un po’ sciocca, è ovvio che non poteva vestirsi di petali, ma un’altra curiosità mi prude:
-E la polverina magica?
-Ti riferisci al pulviscolo dorato che produco? Quella è la vera magia. Le fate giovani hanno pochissima polverina, a mano a mano che si cresce la polverina diventa più bella, più luminosa ma soprattutto diventa magica. È proprio con quella che possiamo fare incantesimi e guarigioni, magie e sortilegi.
_E il profumo di zucchero caramellato?
-Stessa cosa, ognuna di noi ha un odore tutto suo, c’è chi odora di lavanda, chi di rosa selvatica, chi di zafferano e così via. Io ho questo odore, evidentemente a te piace e per questo mi hai riconosciuto subito, già anni fa quando ci siamo incontrate quasi per caso.
-Ecco, proprio di quello mi dovevi raccontare. Hai detto che in questi anni sei stata all’estero per degli impegni. Si può sapere di che impegni parli?