Arriva questo allarme dagli allenatori e dai preparatori atletici di giovani e giovanissimi. Sempre più preadolescenti lasciano le attività sportive con l’ingresso alle scuole secondarie. Mi sono capitate più situazioni in cui i genitori segnalavano questo fatto e alla mia domanda: che cosa fanno tutto il tempo al posto degli allenamenti? La risposta è sempre la stessa: se ne stanno appiccicati ai loro iPhone.
Sembra quasi che ci sia una sorta di magia che cattura i ragazzini, i nuovi dispositivi sembrano vivere di vita propria e il genere umano essere una vittima. Non può funzionare così.
L’attività sportiva è importantissima soprattutto in un’età dalla crescita prepotente come la preadolescenza. Il corpo ha bisogno di movimento, di sollecitazioni motorie e di confronto con i pari. Certamente il mondo dello sport ha dei nei che possono avere influito sui più giovani, non da ultimi gli scandali legati alle richieste di prestazioni altissime. Le “Farfalle” della ginnastica artistica ne hanno dato testimonianza. Fare attività motoria è però fondamentale e anche qui una delle cose fondamentali è esserci. Esserci come adulti, pronto a considerare la serietà delle società sportive. Genitori che fanno tutte le domande necessarie per sincerarsi che la società sia “sana” e che i preparatori atletici siano qualificati.
Per troppo tempo chi si è occupato di squadrette giovanili non ha avuto la necessaria preparazione, bastava essere stato un discreto giocatore, un cestista, un calciatore, un pallavolista e con un corsetto di poche ore diventare allenatore. Oggi si tende a dare maggiore importanza a questo aspetto e sempre più società costruiscono un team con allenatori preparati.
Sta al genitore considerare questi aspetti. Altro tema riguarda invece le aspettative adulti nei confronti dei potenziali “campioncini”.
Capita che un allenatore “veda” il talento di un ragazzino e spinga a tutta su di lui trascurando il resto del gruppo. Molti ragazzini lasciano perché “il mister non mi fa mai giocare”. Altri lasciano perché snervati dal carico di allenamenti, altri ancora perché desiderosi di staccarsi dalla richiesta dei genitori.
Sono tutti aspetti importanti che vanno valutati, vagliati con cura. Una cosa essenziale, cercare di far tenere duro, non lasciare che i ragazzi si intontiscano con ore e ore di sport solamente guardato dentro uno schermo.
Ultimo aspetto, che solo accenno perché consiglio la lettura di un buon libro a riguardo, è capire quanto lo sport possa aiutare a crescere e a formare un carattere. È con la sconfitta che si impara quanto sia bello vincere. A questo riguardo consiglio l’ottimo testo di Paolo Crepaz: Lo sport è ancora un gioco.Paolo Crepaz, LO SPORT È ANCORA UN GIOCO. Imparare da vittorie e sconfitte, Ostacolobliquo, Erickson, Trento, 2022