Viaggio in pullman, corsa dedicata agli studenti. Capita a volte di dover utilizzare questo mezzo, spunti di osservazione molto interessanti ma in quest’ultima occasione anche di confronto. Il caso vuole che l’unico posto libero sia verso la coda del pullman. Prendo posto e subito mi colpiscono i due sedili davanti, portano la traccia degli adolescenti. Sullo schienale del sedile davanti a me messaggi d’amore G+S= ♥ C+G= ♥ , TI AMO ♥ , poi qualche scritta depennata.
Il sedile a fianco porta già qualcosa in più: P+B= ♥ , G+S= ♥ ma arriva anche qualche insulto.
PULCINE LECCHINE e la proposta ALESSANDRO 08 DE FILO TI AMO
Si, fa sorridere perché nell’età in ci non si ha il coraggio delle proprie azioni i messaggi criptici e anonimi sono frequenti. Mi interrogo però sul luogo dove questi messaggi vengono lasciati.
La corriera è tendenzialmente ben tenuta, pulica, è un mezzo che viene utilizzato da moltissimi studenti. Mi dico che forse è un tentativo di trasgressione, di sfida nei confronti degli adulti. Oggi la trasgressione è quasi sparita, è vero che questi messaggi non portano alcuna rivendicazione, ma, pur pensando che sono cose che davvero non si fanno, all’epoca in cui la comunicazione straborda dai loro device, provo una certa tenerezza.
Amano a mano che si percorre la via delle scuole il mezzo si affolla. Salgono ragazze e ragazzi silenziosi, non dialoghi né bisticci. La musica di sottofondo è quella che l’autista fa uscire dall’autoradio e noi passeggeri che la sorbiamo. Di tanto in tanto si sente la musica lanciata da un video o qualche branetto di tik tok, non c’è quel vocio caratteristico di un mezzo pieno zeppo di ragazzini e ragazzine. I tempi sono davvero cambiati. Ognuno è immerso nel suo mondo, scena da film di fantascienza.
Salgono ad un certo punto due ragazzine e si siedono alla mia altezza nei sedili attigui ai miei. Una delle due inizia a scrivere con un pennarello indelebile bianco sul sedile davanti a lei. Le osservo quasi platealmente, nessuna reazione.
Oso porre una domanda:
“Scusa cara, hai il solvente per togliere poi queste scritte?”
La ragazza mi guarda e baldanzosa mi risponde “Si”.
“Bene – incalzo io – allora inizia a pulire”
Fa spallucce e continua nella sua opera d’arte.
Torno alla carica: “A casa tua sei solita scrivere sui muri, sui mobili? Sai il significato di un bene pubblico?”
Mi guarda e ride. Mette via il pennarello e confabula con la sua amica, scrive sul suo smartphone e capisco che sta interessando altri compagni presenti alla corsa.
Azzardo: “Cosa dite? Vi va se parliamo un attimo di questi sedili insozzati?”
Zero risposte. Rimango indecisa sul da farsi. Segnalare le ragazze al conducente?
Una volta scesa dal pullman vedo che una delle ragazze si dirige verso una macchina, la madre la sta aspettando. Vado verso la madre e scambio due parole?
Alla fine rimango ferma in mezzo al piazzale senza fare nulla di tutto quello che avevo immaginato.
I muri attorno sono lerci. C’è sporco a terra, l’ambiente circostante è molto trascurato. Sconsolata lascio perdere tutto. Mi dico che, tutto sommato, è difficile richiamare alla correttezza, alla bellezza, al rispetto delle cose se non c’è manutenzione, se gli adulti per primi gettano carte e mozziconi a terra, se attorno c’è degrado, sporcizia, mancanza di cura.
Possiamo pretendere che le nuove generazioni stiano dentro un mondo diverso e ideale, quello della nostra testa che non corrisponde a quello reale?
Mi rimane tristezza, non tanto per i comportamenti dei ragazzi ma per quelli nostri. Mani legate educativamente parlando.